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Complesso Cantar Lontano


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Un po’ di storia.

Il Complesso di Musica Cantar Lontano eredita il lavoro di quasi 10 anni compiuto dal complesso Sacro & Profano. Grazie a questo gruppo di professioniti, guidati dallo stimolante lavoro di ricerca di Marco Mencoboni, si comincia oggi a conoscere un repertorio fino a pochi anni fa del tutto inesplorato. E’ composto da cantanti e strumentisti che hanno voluto affrontare musiche e prassi in prima esecuzione moderna, contribuendo a mettere a fuoco un profilo importante della nostra passata cultura musicale. Di prima importanza il lavoro fatto sulla prassi della diminuzione vocale nella musica del primo seicento che vede la sua pratica realizzazione nelle interpretazioni dei madrigali di Barbarino e nei mottetti di Pietro Pace. A questi musicisti dobbiamo lo studio e della prassi vocale del “Cantar lontano”, che per la particolarità della sua messa in opera, richiede doti non comuni.

Il direttore artistico


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Marco MencoboniDa bambino le mie mani erano già grandi e si muovevano velocemente sulla tastiera. All’esame di ammissione in conservatorio mi offrirono solo la possibilità ad entrare nella classe di organo, io volevo diventare pianista. La bellezza della musica antica entrò nella mia vita a 14 anni. Ascoltavo il concerto di un vecchio signore, Ralph Kirkpatrick. Durante il concerto un temporale provocò un black out. Lui era già completamente cieco, non si accorse del buio e continuò a suonare. Da quella forte emozione iniziai ad ascoltare e conoscere, grazie al mio insegnante di allora, i più grandi organisti: Luigi Ferdinando Tagliavini, Michel Chapuis, Ton Koopman, Gustav Leonhardt, Michael Radulescu e tanti altri. Di alcuni di questi diventai poi allievo. Con Ton Koopman ho conosciuto l’entusiasmo, dai miei straordinari compagni di classe ho imparato ad imparare. Da Gustav Leonhardt ho appreso la disciplina ed il rispetto per la musica, ad ascoltare in silenzio il miracolo inimitabile della sua arte. Mi ritrovavo spesso a suonare male volontariamente, per costringerlo a sedersi al mio posto e poterlo ascoltare. Con Jesper Chirstensen ho scoperto quanto fosse emozionante fare musica in tanti, ho imparato che dietro alle note, esiste un mondo di scienza dalla quale non si può prescindere. Dei tanti concerti che ho tenuto ricordo sempre il primo: senza dubbio il migliore. Creare un gruppo di musicisti è stata un’esigenza naturale; mi affascinava l’ignoto e quando uscivo da una biblioteca dopo aver sfogliato antiche partiture, sentivo l’irresistibile bisogno di trasformarle in suono. Ho inseguito musicisti del passato che nessuno conosceva e continuo a farlo, restituire le loro opere e favoleggiare intorno al loro mondo è fonte di energia. Scelgo i musicisti con cui lavorare in base alle affinità che mi trasmettono. Quando si cominciò a sapere che avevo casualmente ritrovato un modo antico di cantare e che chiedevo ai miei colleghi cantanti di mettersi a decine di metri di distanza tra di loro, ricevetti un invito. Una importante casa discografica era curiosa di sapere cosa diavolo avessi scoperto. Andai e raccontai i dettagli del mio ritrovamento e come si metteva in pratica la prassi del “Cantar lontano”. Spiegai anche, che necessariamente il tempo delle esecuzioni sarebbe stato molto lento. Risero. Avevo anche parlato della sensazione che prova il pubblico quando è trasportato in una dimensione d’ascolto nuova. Come se la lentezza del tempo potesse influenzare il battito del cuore, creando uno stato d’animo di corale intimità. Risero ancora: “Abbiamo bisogno di prodotti che vendano migliaia di copie e di tenere sveglie le persone, non addormentarle!”. Da qui partì la sfida di creare un mio gruppo e di fondare un’etichetta discografica per far conoscere la bellezza di quel mondo di musica sommerso di cui io ancora, conosco solo la punta dell’Iceberg. Il complesso Sacro & Profano ed E lucevan le stelle Records sono nati così.”

Gli organizzatori


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Überirdisch schön, versunken in eine uralte Welt.
Di una bellezza ultraterrena, sprofondati in un mondo antichissimo.
Gabriele

Abbiamo scelto queste poche parole, scritte da uno sconosciuto ascoltatore dopo uno dei nostri concerti, per tentare di spiegare il senso del nostro lavoro. Ricercare la bellezza ultraterrena, fino a sfiorarla, e far da tramite per aiutare a sentirla. Sentire come senso, che per noi non si limita all’ascolto ma significa vivere appieno l’esperienza della musica che di per se, riesce a volte ad essere pienamente appagante. E lucevan le stelle è dunque creazione di senso intorno alla musica. Nata dal mio desiderio di creare qualche cosa che potesse affrontare la musica dei secoli antichi con un approccio speciale, affrontando per esempio senza pregiudizi, repertori difficili e ricercati. E lucevan le stelle nasce in primo luogo come una casa discografica o meglio, una casa di produzione discografica. L’esordio avviene con un disco di musiche per organo, realizzato con un budget minimale all’organo Callido di Macerata. Da quel primo lavoro, ancora apprezzato come uno dei più belli, ci sembra di aver fatto molta strada. E lucevan le stelle si è occupata di ricerca, di eventi, di realizzare dischi e concerti belli e speciali. Tra i festival realizzati ricordiamo nel 1998 quello che chiamammo Castelli in Aria, per ridare vita a dei piccoli borghi disabitati dell’alto Abruzzo. Ricordiamo Organo in Concerto, concerti che hanno mantenuto per anni attivo lo splendido organo della Collegiata di Civitanova Marche alta (CD EL 002301), ricordiamo Cantar Lontano Festival, una realtà di spettacolo di cui andiamo estremamente fieri. E lucevan le stelle è approdata nel 2001 alla forma giuridica di cooperativa e rappresenta uno dei più speciali esempi italiani di fabbrica della musica, negli ultimi dieci anni ha distribuito nel mondo più di 20.000 compac-disc che fanno risuonare musica dimenticata. Grazie alla collaborazione della Dolcini Associati che cura la nostra immagine grafica e della Ramberti Arti Grafiche che supporta la stampa dei nostri prodotti i progetti di E lucevan le stelle si riconoscono per un look inconfondibile, più volte ci siamo sentiti dire e speriamo di sentircelo dire ancora. E lucevan le stelle si sta ora occupando anche di opera, con il progetto denominato opera minima. Prefiggendosi l’ambizioso obiettivo di divulgare questa genere di spettacolo in forma minima, e quindi facilmente realizzabile.

Marco Mencoboni

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